Il DSM IV TR (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali)  definisce l’eiaculazione precoce (EP) come “una persistente o ricorrente eiaculazione a seguito di una minima stimolazione sessuale prima, durante, o poco dopo la penetrazione e prima che il soggetto lo desideri”.

L’eiaculazione precoce (in latino ejaculatio praecox) è la difficoltà o incapacità da parte dell’uomo nell’esercitare il controllo volontario sull’eiaculazione.

È considerata la disfunzione sessuale maschile più diffusa, circa un uomo su tre soffre di eiaculazione precoce.

Lo stress causato dal fallimento sessuale tende, in taluni casi, a cronicizzarsi ed a riproporre la disfunzione durante i successivi momenti di intimità. In sede anamnestica è necessario valutare la correlazione tra il fallimento sessuale vissuto e l’EP. Il colloquio psico-sessuologico deve tener conto di una moltitudine di fattori.

Alcuni studiosi hanno classificato l’EP sulla base del lasso di tempo che intercorre fra l’intromissione in vagina e l’eiaculazione intravaginale:

 

Gravo severo: se l’EP avviene prima della penetrazione o in 15 secondi

Grado moderato: 1 minuto

Grado lieve: 2 minuti

 

L’eiaculazione precoce è distinta in:

  • PRIMARIA si manifesta fin dall’inizio dell’attività sessuale
  • SECONDARIA si manifesta successivamente dopo un periodo di vita sessuale soddisfacente
  • ANTE PORTAM quando il sintomo di manifesta prima dell’ingresso in vagina
  • INTRA MOENIA il sintomo si manifesta esclusivamente durante la penetrazione

 

Si parla, inoltre, di disturbo

Generalizzato, il sintomo è presente a prescindere dal partner e dal tipo di relazione

 -Situazionale, si manifesta solo in presenza di uno specifico partner (ad es. il disturbo può essere presente con l’amante e non con il coniuge o viceversa)

 

Le cause dell’eiaculazione precoce possono essere di tipo organico o di tipo psicologico ed emotivo.

Le cause organiche possono essere riferite ad ipersensibilità del glande, eventualmente accentuata da anomalie anatomiche esterne come la fimosi e il frenulo del pene corto, oppure a processi infiammatori come prostatite. Possono esservi alterazioni riflessogene o neurologiche.

Il disturbo può manifestarsi per assunzione di sostanze alcoliche o di droghe (cocaina).

Le prime esperienze sessuali traumatiche, una eccessiva masturbazione possono influenzare l’insorgere della disfunzione. Lo psicosessuologo deve approfondire gli aspetti legati all’eccessivo controllo che può portare l’individuo a non percepire la sensazione pre-orgasmica.  L’autoerotismo permette, infatti, un controllo visivo sull’azione che al contrario perde nel momento della penetrazione. Nella mia pratica clinica, il lavoro che svolgo si basa prevalentemente sugli aspetti relazioni, sulla capacità di gestire le proprie emozioni lavorando anche sulle dinamiche e sul significato del rapporto sessuale e del piacere fisico. Si lavora sul significato della penetrazione, sul senso di responsabilità che quest’ultima assume, sull’eccessiva preoccupazione di eventuali gravidanze non desiderate o timore di malattie sessualmente trasmesse.

A volte nelle relazioni possono innescarsi giochi di potere che non permettono il rispetto dei ruoli, l’ansia può subentrare per il timore di non riuscire a mostrare la propria potenzialità e mascolinità. In altri casi, il rapporto sessuale genera sensi di colpa nei confronti del partner tradito o nei confronti dei genitori. Rivolgersi al professionista è spesso causa di grande imbarazzo, si teme il giudizio in particolare in una società come la nostra in cui il sesso e la sessualità sono ancora tabù. L’EP è vissuta con forte frustrazione, diminuisce il livello di autostima. Gli uomini possono mettere in atto atteggiamenti di accanimento ( provare ripetutamente rapporti sessuali riavvicinati sperando che la performance sia ottimale, ma tale comportamento genera un circolo vizioso) o evitanti ( l’individuo inventa una serie di scuse per non avvicinarsi al partner). Frequentemente il motivo per cui l’uomo si rivolge dallo psicosessuologo è legato a disturbi dell’erezione o al calo del desiderio mentre essi sono solo difese che si innescano per non affrontare l’EP.
TRATTAMENTO

Il migliore approccio terapeutico alla disfunzione dell’eiaculazione precoce deve integrare perfettamente la componente psicologica e quella medico-farmacologica. Il medico specialista può prescrivere in taluni casi farmaci per il miglioramento della problematica. I trattamenti farmacologici possono essere anche molto efficaci ma non offrono una soluzione definitiva e devono perciò essere somministrati o cronicamente o in alcuni casi al momento del rapporto; per tale motivo si consiglia una integrazione con la figura dello psicosessuologo.

Tecniche comportamentali sono parte fondamentale dell’approccio e consistono nella percezione ed educazione del sé corporeo. Si lavora sul senso del piacere non legato necessariamente alle parti intime. Una sorta di rieducazione alla sessualità. Il rapporto sessuale può essere divenuto per l’uomo una specie di “esame” e pertanto non più volto al raggiungimento del piacere ma al superamento e quindi al “non” fallimento. Esercizi sul controllo dei muscoli pubo-coccigei della zona del pavimento pelvico (esercizi di Kegel), di compressione (squeeze pausa) o sulla sensazione preorgasmica (Stop-Start) permettono un allenamento che interrompe il circolo vizioso del disturbo dell’orgasmo.

Durante la terapia è importante lavorare con il partner che diviene un valido alleato per la risoluzione del sintomo; ovviamente queste tecniche vanno affinate nel tempo e prevedono un’intesa di coppia molto forte. Secondo alcune statistiche, circa il 70% degli uomini che utilizzano abitualmente queste tecniche riescono a superare il disagio dell’eiaculazione precoce.

L’individuo che si rivolge al professionista lavorerà sulla sua persona soffermandosi sugli aspetti emotivi relazionali che inevitabilmente assumono una profonda importanza per la nascita della disfunzione con causa psicologica.

Dott.ssa Samuela Masina

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