L’aiuto dello Psicologo

Se notiamo sul nostro corpo delle macchie rosse ci rechiamo dal dermatologo per capire cosa siano. Se abbiamo un dolore a una gamba facciamo accertamenti. Se abbiamo mal di gola passiamo in farmacia. Per un dolore toracico possiamo decidere di presentarci al pronto soccorso e può capitare di sentirsi dire: “ non si preoccupi è ansia!”. Usciamo, dall’ospedale sollevati pensando: “bene è solo ansia!!”.

I giorni passano, tutto sembra scorrere serenamente, fino a quando quel malessere non ricompare; una sensazione di disagio, incertezza, costrizione, una percezione di pericolo imminente più o meno reale. E’ molto frequente, non dare ascolto a tali sintomi; quello che facciamo è – banalmente – descriverci agli altri come  “soggetti ansiosi” , come se questo stato fosse una caratteristica genetica, come se parlassimo del colore dei capelli o della pelle.

L’ansia  è uno stato caratterizzato da diversi sintomi fisici (tachicardia, sensazione di soffocamento, sensazione di nodo alla gola, tremori, bocca asciutta etc.) e cognitivi (insonnia, stato di allarme, irritabilità, irrequietezza).  Talvolta ciò può divenire invalidante quando la persona non riesce più a compiere le normali attività, quando mette in atto comportamenti fobici. L’individuo può restringere il suo campo di azioni, evitare alcuni luoghi, non uscire se non accompagnato, non guidare o non prendere mezzi pubblici. Tutto questo al fine di avere una parvenza di controllo.  La persona ha talmente paura di perdere il controllo che decide di controllare. Il controllo, però, diviene la sua gabbia. Più la persona controlla l’ambiente, i gesti più si avvolge su se stesso. Chi soffre di ansia spesso chiede ai familiari, agli amici di stargli vicino, di accompagnarlo alimentando in tal modo un forte senso di frustrazione e una bassa autostima. E’ bene recarsi dallo psicologo specialista per cercare un valido aiuto perché l’ansia, così come le bolle o il mal di gola, ci sta comunicando qualcosa. L’ambiente, i modelli relazionali di apprendimento possono essere una fonte che nutre la situazione conflittuale ma possono essere anche dei validi aiuti.Allora, perché in alcuni casi decidiamo di non darle ascolto? Cosa dobbiamo controllare e abbiamo timore che ci sfugga? L’ansia proviene da un conflitto interiore: due forze con eguali caratteristiche che si contrappongono l’una all’altra. E’ un sintomo che dobbiamo ascoltare. Spesso descritta come una nemica, l’ansia diviene frequentemente una sgradevole compagnia quotidiana. Decidiamo, così, di soffocarla, di nasconderla, di mascherarla per non portarla alla luce. Comprendo che spalmare una pomata o assumere uno sciroppo sia paradossalmente più semplice, perché ci pone in una posizione passiva; l’ansia al contrario ci chiede ascolto attivo, riflessione, elaborazione.Nessuna tra le due forze di cui sopra riesce a vincere e l’ansia ci comunica il non risultato di questa estenuante lotta.

Chi vorremmo veramente essere e cosa invece pensiamo di dover essere?

Qual è il tuo conflitto interiore? 

La psicoterapia può rivelarsi un valido percorso per affrontare l’ansia, lavorare sul conflitto e capire se stessi. Con l’ obiettivo di liberarci dal controllo e dall’incertezza. Solo quando saremo pronti ad accogliere l’ansia potremo cogliere il senso della sua prepotente presenza e avere poi la forza per lasciarla andare.

Dott.ssa Samuela Masina

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